MIGLIONICO.
Chiedo scusa ai lettori se oso ancora una volta
sollecitarli a leggere le mie riflessioni sulla
situazione politica e sociale che in questo momento
interessa il nostro Paese. Si sta profilando
all’orizzonte un caos indescrivibile che può
sfociare in qualcosa di incontrollabile. In queste
ore è in corso un incontro di tutti gli eletti del
PD in un teatro romano per appoggiare la proposta di
governo di Bersani e i suoi otto punti. Il clima non
è dei più sereni: vi è la consapevolezza che occorre
fare in fretta per dare al paese un governo che
affronti almeno in parte i gravissimi problemi che
lo attanagliano. Grillo gli sta lanciando un’ultima
sfida : rinunciare da subito ai rimborsi elettorali
per le spese sostenute nell’ultima consultazione.
Però ribadisce ancora con più forza che non
appoggerà mai un governo a guida PD.
Non è possibile quindi fare alcuna
previsione su come saranno dissolti i nuvoloni che
si addensano all’orizzonte. Ma ciò che più mi ha
spinto, per così dire a prendere la penna in mano, è
stato un altro avvenimento che definisco di
instabilità istituzionale e che nel momento in cui
scrivo si sta svolgendo davanti al tribunale di
Milano. Una marea di eletti del PDL preme contro i
cancelli dello stabile per protestare contro la
decisione dei pubblici ministeri di richiedere una
ulteriore visita fiscale per accertare le reali
condizioni di salute di Berlusconi , ricoverato al
S. Raffaele. Domani la protesta sarà caricata di
valenza istituzionale davanti al Capo dello Stato.
Ora non sta a me affrontare nel merito le
questioni che si stanno verificando in questo
momento . Non ne ho né la voglia, né le competenze
giuridiche per affrontarle. Mi limito solo ad
esporre sia pur affrettatamente lo stato d’animo che
mi ritrovo nel prendere coscienza degli avvenimenti
che si susseguono così vorticosamente sotto gli
occhi di cittadini attoniti e preoccupati. Io non
posso affermare se da parte dei giudici ci sia la
volontà di estromettere Berlusconi dal gioco
politico per via giudiziaria; ma una opinione
personalissima la voglio pur esprimere. E’ mai
possibile che ogni volta che l’ex Premier è
convocato davanti ai giudici debba sempre trovare un
pretesto per non presentarsi? Non sarà che questo
atteggiamento ha provocato la reazione dura dei
giudici di Milano? E la questione del rinvio a
giudizio per l’ipotesi di compravendita del senatore
De Gregorio è pura invenzione o un fatto realmente
accaduto?
Lasciamo alla giustizia di fare serenamente
il suo corso. Berlusconi avrà pure commesso degli
“errori” madornali, ma se umilmente si sottoporrà al
giudizio sereno di chi è chiamato a giudicarlo non
avrà nulla da temere; né per lui si potranno mai
configurare pene gravissime.
La
protesta del PDL a me sembra alquanto esagerata e
volutamente strumentale. Non è possibile, anzi è
mistificante voler sopperire alle defezioni
elettorali e programmatiche con un’azione
velleitaria e portatrice di incognite
destabilizzanti .La mia speranza è che in questo
delicato momento prevalga da parte di tutti un
minimo di buon senso che rassereni il clima politico
e sociale che investe il Paese. La soluzione, già
modestamente ipotizzata nel mio precedente
intervento, è che tutti i maggiori rappresentanti
dei partiti presenti ora in Parlamento facciano
umilmente un passo indietro, rinunciando Bersani ad
un ipotetico (ancora) incarico di governo,
Berlusconi a condizionare ad oltranza le sorti del
PDL, Grillo a sperare di distruggere completamente
quel che resta dei partiti tradizionali.
Ribadisco con più convinzione che la
soluzione la si troverà solo se i tre protagonisti
citati avranno la responsabilità e il coraggio di
presentarsi uniti di fronte al Presidente Napolitano
e proporgli la formazione di un governo, che in
altra occasione abbiamo definito “tecnico-politico”,
che sia espressione diretta dei partiti a cui si
demandi la facoltà di indicare come possibili
ministri personalità di aree vicine, ma non
appartenenti in forza agli stessi. E’ la sola
ipotesi che mi sembra al momento la più realistica.
Un governo solo tecnico, come quello ancora in
carica, o genericamente del “Presidente”, senza un
aggancio sia pur labile con i partiti che lo
sosterrebbero non avrebbe alcuna possibilità di
durata per fare le improcrastinabili riforme di cui
ha bisogno il Paese.
Per mancanza di tempo e di spazio mi
riprometto di intervenire a breve sul ruolo che i
partiti dovrebbero assumere per affrontare le sfide
immani che ci aspettano per consegnare alle
generazione future un mondo vivibile.
Miglionico 11/03/2013
Domenico
Lascaro
e.mail:
d.lascaro@libero.it
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