MIGLIONICO
(10 Luglio 2012). Innumerevoli sonno stati gli
avvenimenti che hanno caratterizzato quest’ultima
settimana. Il nostro gruppo ne ha selezionati alcuni tra
i più importanti su cui intende esprimere il proprio
giudizio: 1- elezione di Roberto Maroni a segretario
politico della Lega Nord; 2- elaborazione del cosiddetto
Spending Review da parte del Consiglio dei Ministri; 3-
summit dei ministri economici europei a Bruxelles per
definire le modalità di attuazione dello “scudo
antispread”; 4- ennesimo richiamo di Napolitano ai
partiti per emanare al più presto una nuova legge
elettorale.
L’elezione di Maroni a segretario della Lega è avvenuta
in un clima di grande tensione tra maroniani e bossiani.
Ha vinto Maroni, come già da tempo stabilito, ma Bossi,
eletto presidente, ha voluto rimarcare il suo peso
politico con una serie di atteggiamenti che gettano
un’ombra inquietante sul futuro ruolo dell’ex ministro
dell’Interno. Infatti le reciproche dichiarazioni di
queste ultime ore, su chi comanda nella Lega, creano non
poco scompiglio all’interno del partito e in generale
nella politica italiana.
Non è che a noi importi molto di quello che succede
nella Lega, ma ci interessano gli obiettivi che si
intendono raggiungere con il cosiddetto “nuovo corso” di
Maroni: realizzare un blocco di potere leghista nelle
tre regioni più grandi del Nord ( Piemonte, Lombardia,
Veneto )in vista di una futura secessione dal resto
d’Italia. Tale disegno si realizzerebbe con un accordo
truffaldino col PDL; rinunciando quest’ultimo a porre
propri candidati al governo della Lombardia, da parte
leghista non partecipazione alle elezioni politiche del
2013 a vantaggio del Popolo Delle Libertà.In politica
tutto è possibile, ma quando si vogliono perseguire solo
fini di parte a danno del diritto dei cittadini alla
chiarezza e alla verità, allora imperano l’imbroglio e
la truffa.
L’attività più impegnativa del Governo in quest’ultima
settimana è stata quasi interamente finalizzata a fare
una revisione sui possibili capitoli di spesa pubblica
da tagliare. Nominato a suo tempo un commissario
straordinario, nella persona del Dott. Enrico Bondi,
alla fine è emersa la necessità di tagliare, nell’arco
di tre anni, 26 miliardi di euro , a cominciare dalla
Sanità e via via fino agli Enti Locali passando per la
scuola. Per giungere ad emanare un apposito Decreto
Legge è stato convocato un CDM che si è protratto per
oltre sette ore, data la difficoltà della materia in
esame.
I risultati prodotti, com’era logico aspettarsi, hanno
scontentato quasi tutti. Bersani si propone di dare
battaglia in Parlamento per attenuare la “mazzata” su
EELL e Sanità; i sindacati minacciano lo sciopero
generale, le cosiddette lobby farmaceutiche annunciano
la chiusura delle farmacie il 26 luglio prossimo; le
regioni hanno preteso un immediato incontro col
Presidente Monti per cercare di attenuare l’impatto
traumatico che si avrebbe con i tagli annunciati. I
partiti come la Lega, l’IDV e SEL minacciano sfracelli;
solo il PDL si mostra d’accordo riversando sugli altri
la responsabilità di protestare. Insomma sui tagli tutti
sono d’accordo purchè a pagare non siano loro.
In verità i provvedimenti governativi non è che siano
esenti da errori, soprattutto perché è stato usato un
criterio poco selettivo e poco attento ai settori da
salvaguardare, ma addossare ogni responsabilità ad un
Governo tecnico, senza l’appoggio di una maggioranza
coesa e ben definita, è davvero pretendere
l’impossibile. La discussione, già iniziata in
Parlamento, potrà certamente migliorare alcune
negatività, ma solo un futuro Governo politico potrà
affrontare e cercare di risolvere i tanti problemi sul
tappeto.
A cominciare dal taglio delle rendite abnormi e dei
privilegi di casta, dagli sprechi enormi in tutti i
settori e dalla corruzione straripante; non per ultima
una decisa lotta all’evasione fiscale e alla illegalità
dilagante. Sul piano più propriamente innovativo sarà
indispensabile ripensare un nuovo modello di sviluppo
che rilanci il lavoro ad ogni livello e garantisca il
risparmio delle famiglie.
Sul summit dei ministri economici svoltosi a Bruxelles
lunedì 9 per ratificare le misure antispread prese una
settimana prima dal Consiglio Europeo non c’è molto da
aggiungere, se si eccettua la decisiva ed efficace
partecipazione del Presidente Monti in qualità anche di
ministro dell’economia. I risultati positivi
dell’incontro non erano affatto scontati, tanto è vero
che per convincere Finlandia, Olanda e Germania ad
accettare un ente supervisore sull’attività delle banche
dell’eurozona c’è voluta tutta la pazienza di Monti e il
prolungarsi fino a notte inoltrata della discussione.
Ma nonostante le misure adottate e la disponibilità dei
soggetti in campo a difendere in tutti i modi l’euro, lo
spread risale e le borse oscillano continuamente in un
clima di incertezza e di instabilità. La ragione è che i
mercati non si contentano dei buoni auspici e di
astratte, dichiarazioni.di intenti. Esigono fatti e
misure concreti finalizzati ad intraprendere un cammino
che porti ad una vera stabilità finanziaria e politica
in Europa.
Ribadiamo pertanto che, in assenza di una effettiva
rinuncia a una parte di sovranità nazionale e di una pur
minima regolamentazione economica, e politica, non si
potrà avere una vera integrità europea, che rappresenti
un baluardo sicuro in difesa di qualsiasi minaccia
esterna,economica o di qualunque altra natura. Il
cammino è oltremodo impervio. Le basi si stanno ponendo.
Non ci resta che sperare.
La pazienza di Napolitano dev’essere davvero infinita se
da mesi invita i partiti a fare una nuova legge
elettorale che cancelli il famigerato “porcellum”. A
tale scopo ha convocato urgentemente i Presidenti di
Camera e Senato, i quali oggi stesso hanno ancora una
volta sentito i rispettivi capigruppo. Tutti si sono
dichiarati disponibili a presentare in Parlamento un
Disegno di Legge entro dieci giorni. Ma a giudicare
dalle reiterate promesse non mantenute e dalle
rispettive posizioni quasi inconciliabili, ci riteniamo
autorizzati a dubitare fortemente che la promessa sarà
mantenuta.
Per tale motivo, se proprio non ce la faranno, i partiti
tutti prendano atto del proprio fallimento e affidino ai
cittadini la facoltà di indicare un nuovo modello
elettorale. Le vie potrebbero essere le seguenti: 1-
definire alcuni principi fondamentali, quali stabilità e
governabilità, rappresentatività e scelta diretta dei
candidati, e affidare a 4/5 esperti di diritto
costituzionale il compito di predisporre un nuovo
sistema elettorale. 2- incaricare le maggiori agenzie
demoscopiche di programmare un maxi sondaggio con un
campione abbastanza ampio – non i soliti mille.
Sarebbero sufficienti anche 80/100 mila interpellati.- e
sentire il parere dei cittadini su due o tre modelli da
scegliere.
I risultati dell’una o dell’altra via attivata, se
responsabilmente recepiti dai partiti potrebbero
rappresentare indicazioni preziosissime su cui far leva
per emanare in Parlamento una legge democraticamente
condivisa. Se, come si teme, per cancellare il
“porcellum” si vuole ricorrere ad una sorta di
“provincellum” per dare l’impressione di cambiare tutto
per non cambiare nulla, nessuno potrà dopo lamentarsi
perché la gente non sarà andata a votare. Domenico
Lascaro
(d.lascaro@libero.it) |