Domenico
Dimase
vive e lavora a Matera. Ha iniziato la sua
esperienza nella scrittura con la pubblicazione
di opere di narrativa: Gli Occhi sulla
Montagna (EditricErmes anno 2005); Le
Magnifiche Stagioni di Ermenengildo (Il
Filo-Albatros anno 2009), e con altri scritti
inediti con cui ha partecipato a molti concorsi
letterari ottenendo i seguenti premi: 1° Premio
Concorso letterario Ennio Loddo –Sez. Narrativa
inedita 2009- Premio Giuria città di Cattolica
2010 per narrativa edita - Premio Speciale della
Critica Sez. Poesia - Concorso Via Francigena
2010 – 3° Premio concorso poesia Surrentinum,
Tindari-Patti 2011 – Attestazioni di merito nei
concorsi poesia Tindari-Patti Vajola e
Tripiciano d’Argento 2011. Con la pubblicazione
di Frammenti di terra e di magia approda
ufficialmente nel magico mondo della Poesia Una
voce poetica, quella di Domenico Dimase, densa
di consapevolezze, istanze, sentimenti e
territori peculiari di un vissuto tangibile e
d'anima. Un’analisi socio-culturale e
introspettiva, dunque, articolata in una
condizione ambientale, emotiva e umana in cui
ogni specificità influisce all'aspirazione
d'assoluto in un contesto universale. La
connotazione più evidente- quasi la cifra- del
discorso poetico di Domenico Dimase, pare
proprio essere la ricerca, costante e
tangibilissima, di una parola comunicante e
comunicativa.
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GLI
OCCHI SULLA MONTAGNA |
Romanzo
di formazione ambientato nella Lucania degli
anni ‘60, racconta di un’estate in uno dei
tanti paesi della montagna materana tra gli
emigrati che ritornano alle loro case. E’ un
mondo arcaico, immerso nel mito e nella
tradizione, ma già attraversato dai primi
segni della modernità e dal consumismo. Il
giovane Luigi, protagonista della storia,
prende coscienza dei problemi della vita e
impara ad aprirsi al nuovo senza rinnegare
le proprie origini.
"Il romanzo di debutto di Domenico Dimase
si chiama “Gli occhi sulla montagna” ed è
stato pubblicato dall'editrice Ermes nel
2005. Un romanzo spontaneo e scorrevole
ambientato in Basilicata nel quale rivivono
facce, espressioni e aneddoti di un paese
della montagna materana degli anni Sessanta.
In questo scenario si incrociano le pulsioni
umane e le vicende solitarie dei suoi
abitanti che, lontani dal fragore della
città, difendono la loro semplice economia
tra le sorti di un destino imprevedibile. l
paese di cui parla Dimase nel suo romanzo è
Signano, un paese immaginario, uno dei tanti
della montagna materana nel quale si rimane
colpiti dalla bellezza dei paesaggi, dalle
campagne seminate a grano, dai boschi, dalle
strette stradine di ciottoli. Un paese quasi
onirico, come uno dei tanti della Lucania,
nel quale si muove il giovane protagonista
Luigi, un ragazzo curioso che aspira a
superare il limite di quella montagna, per
conoscere il mondo, quello dei grandi,
quello raccontato dai tanti “turisti
emigranti” che annualmente, proprio
d'estate, ritornano alle loro radici. Le
scorribande di Luigi e dei suoi amici
scandiscono le stagioni e gli eventi di
Signano, destinata a diventare una città
vuota, consumata dall'emigrazione e dalla
disoccupazione fino a caratterizzarsi come
un paese in cui si rimane “colpiti dal
silenzio e da un senso di sconfortante
abbandono”. Il romanzo nasce dal desiderio
di far rivivere un mondo ormai lontano ma al
quale dobbiamo la nostra identità: un mondo
che ha espresso valori forti e, nel più
totale isolamento, ha cercato di difendere
le sue ragioni attraverso la sua storia
segnata dal declino della civiltà contadina
di cui l'emigrazione è stato il segno più
evidente e disperato". Giovanni
Martemucci
Da il Quotidiano della Basilicata del 23
Agosto 2009 |
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FRAMMENTI DI TERRA E DI MAGIA |
PREFAZIONE.
Quando le parole impresse sulla carta escono
direttamente dal cuore il prodotto che ne
deriva non può che essere qualcosa di
speciale.
Il profumo
della terra, le mucche al pascolo, le feste
di paese allietate dal suono della Fanfara,
il mare d’inverno, la musica Rock sono solo
alcune delle tantissime immagini che
scaturiscono quando ci si immerge a
capofitto nelle liriche di Domenico Di Mase,
autore di straordinaria sensibilità e
pacatezza, artista in grado di dilatare i
confini del tempo e dello spazio e di
offrirci una silloge dalla incomparabile
poliedricità, una sorta di opera omnia dove
protagonista assoluto è l’amore per la vita,
per un mondo ricco di sfumature e di tesori
che il poeta mette a disposizione,
sciorinando con maestria delicate liriche.
“Frammenti di
terra” coinvolge il lettore inebriandolo,
avvolgendolo in un turbine di emozioni,
sensazioni, sussulti. E su queste pagine che
l’artista lentamente trascende se stesso,
immedesimandosi in tutto ciò che vede con il
suo sguardo ora nella natura, ora tra la sua
gente, tra le note di una musica bandistica
o tipicamente ritmica o insinuandosi nell’
intimo sentiero dell’animo umano.
Avventurandosi tra le pagine dell’opera si
sperimenta l’inevitabile, l’imprevedibile,
la magia di ritrovarsi come d’incanto su di
una tavolozza di colori sulla quale il poeta
ha riversato ogni più piccola sfumatura,
estrapolato ogni più intima sensazione,
dando vita ad una immensa scala cromatica.
Il risultato
che ne deriva è tangibile, concreto e si
risolve in un mirabile affresco, che prende
corpo imprimendo nei suoi tenui colori
rendendoli indelebili, quei sentimenti di
amore viscerale per la terra natale di
Lucania, per la sua gente, le tradizioni, le
sonorità che riecheggiano in ogni pagina, in
ogni lirica, talora con evocazioni quasi
onomatopeiche tra gli spazi di ogni singola
riga, impregnando di sapori l’anima che ne
traspare.
La raccolta
espande il suo fascino discreto come
fragranza, come essenza di una primavera che
continuamente fiorisce, muore e rinasce in
ciclica frequenza nel cuore del poeta,
alimentata dall’abilità di saper leggere con
gli occhi tra le mille sfumature della vita.
L’autore
lascia talvolta spazio all’ironia che si
affaccia sovente timida e sorniona
scivolando leggera tra le pieghe dell’io
collocandosi all’interno di un percorso
variegato, completo, fortemente evocativo.
La silloge
non tralascia alcun particolare impegnando
costantemente il poeta in una raffinata
esposizione e
coinvolgendo nel contempo il lettore in una
gradevolissima lettura che non disdegna,
rafforzandolo, il senso stesso della vita
donandole pregnanza, valore aggiunto ed
assoluto del quale non si può che
condividerne l’essenza.
Conduce
inoltre stimolandole, a profonde riflessioni
su quel mondo che si spalanca davanti e
dentro ad ognuno di noi in quello smisurato,
personale paradiso che ciascuno può trovare
semplicemente guardandosi attorno,
posizionando lo sguardo poco più in là,
della distanza del proprio naso, per
scoprire quell’universo celato che possiede
la forza di disvelarsi ai nostri occhi e di
donarci nuova luce. Di aprire la vista,
l’udito, ma soprattutto … il cuore.
Voglio
ringraziare dal profondo dell’anima questo
sensibile autore per l’onore concessomi di
leggere per primo questa sua nuova raccolta
poetica, permettendomi di trarne
arricchimento e per quello ancor più grande
di realizzare la prefazione di un’opera
profonda, ampia, completa, apprezzando nel
contempo l’ostinazione dello stesso a
perseguire un non facile cammino,
regalandomi, come spero possa essere per
tutti coloro che si ritroveranno tra le
pagine di questa silloge, ricchissime,
delicate, tenere emozioni. Roberto Sarra |
NOTE CRITICHE -
POSTAFAZIONI
La terra nel senso più
completo, più alto del termine: Gaia,
energia che compenetra tutti gli esseri, e
Demetra, apportatrice di frutti concreti e
spirituali.
Questa è la
“messe” dei “Frammenti di Terra” di
Domenico Di Mase, nella sua ultima prova
poetica, in cui si assaporano emozioni
antiche, viscerali, che trasportano
irresistibilmente nel suo universo
sfaccettato.
L’incanto
dell’osservazione, quasi dello
sbigottimento, di fronte allo spettacolo
della natura (“L’altro ieri mi son messo a
odorarti e ho capito che tu respiri..”)
conduce il poeta a indagare, a spingersi in
ogni anfratto, per cercare la verità e
l’autenticità del vivere (“In ogni angolo
del mondo voglio vagare, per scoprire ogni
cosa che serbo nella mente”).
Tante sono le
terre esplorate da Di Mase: quelle di
montagna, quelle di mare, quelle italiane -
meridionali, in particolare - e quelle
straniere, dalla Galilea all’Andalusia, in
un viaggio che non è solo della penna, ma
anche del cuore.
Lo sguardo si
fa moderno quando si sofferma sulla terra
di oggi, popolata di “candidati”, “musica
rock” e “veline” con occhio disincantato,
che si fa tuttavia languido quando
abbraccia tematiche legate alla Donna -
vista forse come incarnazione di Madre
Terra?- e all’Amore.
Gli
originali versi nonsense che concludono il
corposo compendio poetico, dietro il sorriso
e i funambolici giochi verbali, fanno
trapelare vere e proprie perle di saggezza
nonché irriverenti verità.
La “luganesità” dell’Autore
trova poi bella e verace espressione
nell’ultima composizione: “Il Lucaniccio”,
una divertita descrizione del “suo” popolo
(“Il Lucaniccio è il lucano dedito alla sua
attività preferita, cioè al
chiacchiericcio”) con cui Egli si congeda
dai lettori, attenti compagni del suo
cammino coinvolgente e a tratti quasi
magico.Giusy
Cafari Panico |
Una voce poetica, quella di Domenico
Di Mase, densa di consapevolezze, istanze,
sentimenti e territori peculiari di un
vissuto tangibile e d’anima. “Frammenti di
terra e di magia” incrociano e
contrappongono parole, percezioni,
allusioni, descrizioni, nonsense e individui
da cui scaturiscono l’entusiasmo, l’ironia,
l’amarezza, il lucanesimo e le virtù di una
terra madre.
‘Versi e non solo’ che interagiscono fra
loro nell’intento di custodire e tramandare
gli atavici segreti su cui poggiano speranze
e ferite: “Sono attimi, momenti …/
in cui si crea un anfratto, un mistero,/
un impulso” fra cuori antichi e venti
di burrasca. Provocatoria e classica al
contempo, questa raccolta induce a
riflettere sulla quotidianità e sui temi
esistenziali con una tensione espressiva che
si eleva verso una simbolica ricerca di
significato dentro “un pensiero
all’orizzonte lontano da stridii metallici e
ferraglia che s’aggroviglia e scoppietta,
clacson” sperando che ‘al di là del
monte’ ci sia tanta vita a opporsi a
emblematici silenzi. Un’analisi
socio-culturale e introspettiva, dunque,
articolata in un condizione ambientale,
emotiva e umana in cui ogni specificità
influisce all’aspirazione d’assoluto in un
contesto universale.
Daniela Quieti |
Nella sempre attualissima prefazione alle
Lyrical Ballads, pietra miliare e
manifesto paradigmatico della poesia
romantica inglese, Wordsworth definisce il
poeta un uomo che comunica ad altri
uomini: un uomo, vero, dotato di una più
acuta sensibilità, di maggiore entusiasmo e
sentimento, che ha una maggiore conoscenza
della natura umana e un’anima più grande.
La connotazione più evidente- quasi la
cifra- del discorso poetico di Domenico
Dimase, pare proprio essere la ricerca,
costante e tangibilissima, di una parola
comunicante e comunicativa.
Ecco allora il fiorire di una poesia
fluttuante in atmosfere memoriali, visive e
intimistiche: una poesia onnipervasa di un
lirismo brioso e festoso, a tratti
volutamente e gradevolmente giocoso,
ancorché temperato da un denso spessore
meditativo; una poesia, quindi, introiettata
e riespressa al di sopra del volubile e
mutevole strato fenomenico.
Domenico Dimase, con questa
sua compiutissima silloge, preziosa per
ampiezza tematica e per generosità
espressiva, sembra aver pienamente accolto
l’imperativo ungarettiano: poesia è il
mondo, l’uomo, la propria vita fiorita dalla
parola. Marina
Pratici |
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LE
MAGNIFICHE STAGIONI DI ERMENEGILDO |
Stile
scorrevole, moderno, intreccio narrativo
attuale e un approccio riflessivo verso la
vita, sono gli ingredienti dell'ultimo
romanzo del materano Domenico Dimase dal
titolo “Le magnifiche stagioni di
Ermenengildo”. Ovvero le nevrosi dell'uomo
moderno che l'autore analizza in maniera
puntuale, rigorosa e piacevolmente attraente
nei dodici racconti che compongono gli
altrettanti capitoli di questo nuovo libro
edito dal gruppo Albatros Il Filo con il
quale Dimase debutta nell'editoria nazionale
godendo di una distribuzione importante e di
un consistente battage sui media
tradizionali e su internet dove il volume si
può facilmente acquistare a 13euro.
Ermenengildo Capponi è l'italiano “medio”
impiegato alle poste, una moglie e tre
figli, alle prese con le peripezie di tutti
i giorni: il lavoro, la famiglia, gli amici,
la cucina, quel diabolico apparecchio che è
il computer, la tecnologia, l'amore e il
tradimento, le raccomandazioni, la chirurgia
plastica. I dodici capitoli, come i dodici
mesi dell'anno, scandiscono i tempi e le
esperienze, a volte pittoresche a volte
grottesche, del protagonista che finisce per
captare la simpatia del lettore per via
delle situazioni spesso paradossali che egli
vive. Da una giornata all'Ikea che si
conclude con il pagamento dei danni
procurati da suo figlio nel tempio del
design democratico, all'avventura erotica
con una donna conosciuta in chat che si
rivela poi essere un transessuale da cui
Ermenengildo scappa lesto. E ancora il
viaggio “epico”da Torino (dove è ambientato
il romanzo) a Capo Vaticano in Calabria in
pieno esodo vacanziero, così come la spinta
ossessiva di Ermenengildo nel riscattare il
proprio ruolo sociale diventando manager di
un canile. Attraverso l'ironia sottile di
Domenico Dimase, Ermenengildo si trova a
vivere situazioni che segnano la sua
esistenza fino quasi a trasformarlo in una
sorta di “eroe urbano” per la sua capacità
di fronteggiare gli eventi. Chi di noi,
seppur in qualcuna di queste situazioni, non
è stato Ermenengildo, uomo qualunque ma un
po' speciale? La sua ingenuità e il suo
naturale modo di affrontare le situazioni e
la vita relazionale generano vicende che si
colorano di toni sarcastici sino ad assumere
una veste buffa per i caratteri dello stesso
personaggio, ritratto, in fondo, della
società in cui vive. Una società complessa,
legata all'apparire, caratterizzata dalla
tecnologia e dal bisogno di conseguire il
successo ad ogni costo. Una filosofia
globale che sembra aver confuso tutto e
tutti mescolando le carte in un unico gioco
che si sostanzia nel motto del “ si salvi
chi può”. In questa logica dominata dalla
frenesia e dalla velocità di adempiere a più
cose in una stessa unità di tempo è facile
che tutto vada a scapito della morale e
dell'onestà degli individui e che uomini
come Ermenengildo paghino il prezzo più alto
per una paventata rivoluzione della società.
E' un mondo che gli appartiene poco perché
non gli assomiglia affatto. Lui fa parte di
un'altra generazione, non solo per l'età, ma
per la priorità da lui assegnata agli angoli
più reconditi del sentimento umano che
respinge i rigidi modelli di efficientismo
proclamati nell'ambiente che lo circonda. La
sua goffaggine a volte appare arte per come
si distingue dagli stereotipati modelli di
convenzioni a cui gli altri appaiono
assuefatti. La genuinità del suo spirito si
integra con la bontà di alcuni personaggi
che lo accompagnano: Olimpia, la moglie, e i
suoi figli: Diana, Ofelia e il piccolo
Oscar; mentre altri, a vario titolo,
esprimono le contraddizioni dell'ambiente
che lo circonda come Gastone il suo collega
più fedele ma anche il suo alter ego che lo
spinge ad osare in varie occasioni. Alla
fine Ermenengildo troverà rifugio in valori
importanti come l'amicizia o la famiglia
facendo apparire sul volto del lettore un
sorriso che fa riflettere perché sembra
essere, a volte, un po' amaro. Per come è
costruito Ermenengildo appartiene ad una
schiera di personaggi già trattati nei
filoni narrativi di altri scrittori del
calibro di Campanile, Guareschi, e
soprattutto Italo Calvino, autore tra i
preferiti di Dimase. Giovanni Martemucci
Da il Quotidiano della Basilicata del 23
Agosto 2009 |
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