Prof.
Vito Domenico Corleto
Gastroenterologo, ricercatore presso l’Università
“La Sapienza” di Roma.
Come mai negli ultimi venti anni è progressivamente
aumentato l’interesse sull’alimentazione in genere,
sull’apparato digerente e sui microorganismi che lo
popolano? È solo dovuto a interessi
di mercato?
Spesso accade che le innovazioni tecniche scientifiche
rendono possibile conoscere aspetti di un problema che
prima non era possibile dimostrare. Questo è il caso del
microbiota, ossia di quella complessa comunità di
batteri e di microorganismi che ospitiamo in vari
distretti del nostro corpo (cute, bocca, apparato
genitale e respiratorio) ma, soprattutto, nell’apparato
digerente. Lo sviluppo di tecniche capaci di rivelare la
sequenza di materiale genetico posseduto dai batteri
intestinali, ha permesso di superare di gran lunga le
precedenti conoscenze ottenute da “colture”. Oggi è
possibile identificare qualunque specie o ceppo
batterico presente nel corpo umano. Dopo il progetto
“genoma umano” è stato finanziato negli USA un altro
ancora più vasto e complesso quello del “microbioma
umano” per identificare e caratterizzare tutti i
microrganismi ed il loro rapporto con lo stato di salute
e di malattia nell’uomo. Grande attenzione viene posta
anche all’ambiente intestinale, luogo dove si svolgono
innumerevoli processi biologici che poi portano
all’assorbimento dei nutrienti ed all’elaborazione di
numerose sostanze utili al mantenimento dello stato di
salute. L’intestino con il suo epitelio rappresenta la
più ampia area del corpo in contatto con l’ambiente
esterno circa 250 m2, regola l’equilibrio di acqua e
ioni e funge da barriera protettiva per impedire a
patogeni e tossine di superare la barriera epiteliale e
provocare danni sia localmente che a distanza.
Un’alterata permeabilità intestinale può provocare i più
disparati sintomi nel corpo umano interferendo e
condizionando la corretta funzione di tutti gli apparati
incluso quello cerebrale. Già nel 1933 due psichiatri
americani scrivevano “…un effetto tossico proveniente
dall’intestino era un fattore presente in tutte le
malattie mentali”. Oggi si sa che un alterato ambiente
intestinale (cibo, farmaci, alcool, stress, etc) provoca
un lieve stato infiammatorio con alterazione della
permeabilità intestinale e successivo passaggio in
circolo di materiale di origine batterica (LPS). Studi
hanno messo in relazione questa condizione con l’ansia,
depressione e disturbi dell’umore in genere. Altri studi
hanno correlato alterazioni intestinali a forme più
complesse di malattie neuropsichiatriche come l’autismo
e il Parkinson. Non sappiamo se conoscenze porteranno a
specifiche terapie, l’unica cosa certamente benefica che
possiamo fare da subito è conservare una corretta
alimentazione ricca di vegetali e povera in grassi e
proteine animali sapendo che tale condotta è associata
ad un microbiota intestinale sano e con minore incidenza
di malattie. |