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E’ estremamente arduo tornare con la mente agli anni della
fanciullezza per “rivivere” alcuni momenti della
propria esistenza.
All’età di circa 10 anni, la mente di un fanciullo può
essere paragonata ad una “tabula rasa”su cui è
possibile incidere sensazioni e dati di ogni genere.
Il tempo, però ,infierisce negativamente sui ricordi se
questi non vengono del continuo “rinverditi”.
Di fatto, se avessi stilato alcuni decenni fa un
documento riguardante la vita di nonno Michelangelo, oggi
sarei stato più esauriente.
Mi limiterò a farmi guidare da quei sentimenti di tenerezza,
di stima e di amore che da piccolo nutrivo per lui e che
ancora oggi rimangono indelebili.
L’attività che egli esercitava era quella di commerciante ed
era proprietario di un fornitissimo negozio (stoffe ed
altro),
sito in Piazza del Popolo, al centro del paese di
Miglionico (Matera).
Si poteva accedere al locale da due ingressi : uno, come già
detto, da P.zza del Popolo ed uno dalla parte opposta
all’isolato che dava sulla “P.zza coperta” (mercato di
frutta, verdura e quant’altro).
Alcune note biografiche della sua vita mi sono state fornite
da mia madre Ernesta ,colei che gelosamente ha custodito la
bandiera che mi accingo ad illustrare.
Il drappo voleva rappresentare una cooperativa costituita a
Miglionico nel 1920 con l’interessamento del nonno.
La didascalia così recita:
“SOCIETA’ ANONIMA COOPERATIVA DELL’INDIPENDENZA- MIGLIONICO
1920”.
E’ uno stendardo finemente ricamato ed impreziosito da
frange dorate di notevole valore artistico. Lo scudo sabaudo
sottolinea il periodo storico; purtroppo il logorio e
l’incuria del tempo hanno distrutto la banda di
stoffa verde
lasciando,però, in ottime condizioni, quella bianca e
rossa.
Sul retro dello scudo sabaudo è raffigurata l’immagine della
Statua della Libertà, anch’essa magistralmente ricamata con
grande dovizia di particolari.
Dal breve racconto riguardante la nascita della cooperativa,
ho potuto “appurare” (termine usato spesso dal nonno)
che le condizioni di vita dei contadini, artigiani e
lavoratori in genere, all’epoca a cui si riferiscono i
fatti, erano a dir poco tragici.
Furono appunto le condizioni di disagio della povera gente
che spinsero il nonno Michelangelo (non so se con altri)
a tentare una strada che potesse alleviare le sofferenze del
popolo. Secondo notizie provenienti da fonti attendibili,
sembra che un validissimo sostegno, il nonno lo avesse avuto
dal primogenito Francesco, poi, però emigrato in America.
Di fatto, era anche il periodo delle emigrazioni e oltre che
in Europa, molti oltrepassavano l’oceano per dirigersi verso
quella che molti consideravano “Terra Promessa”. Non
a torto, dunque, sulla bandiera è raffigurata la Statua
della Libertà.
E’ noto che nonno Michelangelo avversava il fascismo ed il
suo Duce (Mussolini). Nonostante tutto, però, grazie ad una
profonda conoscenza del codice civile, cercava di ribadire i
propri concetti usando la Legge. Tutto questo, purtroppo,
gli procurò delle grane con il “regime” tanto da non
impedirgli di trascorrere un breve periodo in carcere,
suscitando malcontento tra i suoi “fedelissimi”.
Dettagli confermatimi dal caro cugino Mario Salerno ,di
grande aiuto nella ricostruzione dei fatti.
Uomo dal “multiforme ingegno”, come direbbe Dante, nonno
Michelangelo, oltre a nutrire molteplici interessi,
coltivava la passione per la Musica, il Teatro ed il
Cinema. Una vita vissuta freneticamente ma che impreziosisce l’immagine di un uomo dalla “grinta”
d’acciaio e dal cuore nobile.
La sua attività di negoziante lo costringeva spesso a
viaggiare per recarsi a Napoli, a Bari ed altrove.
Tra gli impegni di lavoro ed il tempo libero a disposizione,
quale migliore occasione per recarsi al Teatro San Carlo di
Napoli o al Teatro Petruzzelli di Bari?
Una volta, a Bari, mi condusse al cinema per vedere il film
“Balalaika”, con Rossano Brazzi (e Alida Valli?).
Ma la sua passione per la musica e l’arte in genere, non
si limitava solo all’ascolto di una opera lirica, alla
visione di un film o commedia (amava molto le commedie di
Eduardo De Filippo).
Di fatto, non di rado, sfidando…i rimbrotti della moglie
Annamaria, accordava grande ospitalità (vitto ed
alloggio) alle compagnie di teatro e agli orchestrali da
lui invitati a Miglionico per rappresentare le principali
opere liriche come l’Otello, la Tosca, etc., etc.
Fornito di grande spirito umanitario, spesso dimostrava il
suo altruismo e l’amore per il prossimo mettendosi a
disposizione dei suoi compaesani bisognosi di aiuto.
Tra le tante prove di generosità, vi era quella dell’onere
di recarsi a Napoli, presso il Consolato U.S.A., per far
apporre il “visto” sui passaporti di coloro che desideravano
espatriare.
E questo, senza richiedere prebenda alcuna!
Animato da una fede religiosa adamantina, senza fronzoli,
non trascurava contatti con autorità religiose, anche perché
una sua sorella aveva preso il velo.
Entrambi i nonni veneravano la Madonna di Pompei. Tra i
quadri che adornavano le pareti della loro casa, oltre a
dipinti a sfondo
religioso (olio su tela), non mancavano
riproduzioni riguardanti l’antico testamento, come
“Sansone e Dalila”, o altri temi come “le
spigolatrici” di Jean-François Millet (1857) e quello di
una antica nave romana.
Anche in politica diede prova di capacità intuitive.Di
fatto, si destreggiava con grande acume tra i politici del
tempo, imponendo spesso il suo pensiero..
Ad esempio, si dice che quando il regime fascista era
all’apice della Gloria ed il Duce (Mussolini) si preparava a
sedersi al tavolo della pace, credendo che per fare questo
sarebbero bastati….”un migliaio di morti”, il nonno
Michelangelo ammonì che ben presto l’”Impero” sarebbe stato
un cumulo di macerie.
E questo accadde puntualmente!
Oggi, comunque, corre l’obbligo dire che sia il fascismo
che la resistenza pagarono caro, in termini economici e di
vite umane, la tragedia vissuta dall’Italia. Di fatto, molti
furono i giovani che, in buona fede, furono coinvolti in una
guerra fratricida.
Ma…”lasciamo andar che rimestarlo è peggio”!
Tra i ricordi “ameni” del mio caro vegliardo ve n’è
uno che ancora oggi suscita in me grande ilarità. Di fatto,
una volta venne a Bari e convinse i miei a lasciarmi andare
con lui a Miglionico.
Quel giorno il treno delle Ferrovie Calabro Lucane
(scherzosamente chiamate Ferrovie Calabro-Lumache), era
particolarmente affollato per cui dovemmo rimanere in piedi.
Il nonno aveva l’abitudine di elencarmi le stazioni che via
via si avvicendavano durante il tragitto. Dopo avermene
enumerate alcune, accadde che la calca ci costrinse a
dividerci per cui ci perdemmo di vista.
All’improvviso sentii un mormorio e delle imprecazioni.
Erano rivolte al nonno che cercava di avvicinarsi a me
facendosi largo tra la folla.
Una volta raggiuntomi, con un candore angelico e chiedendo
scusa un po’ a tutti, mi comunicò il nome della stazione che
stavamo per raggiungere. Alcuni risero,….altri digrignarono
i denti!
Un’altra volta , eravamo in treno, fermi ad una stazione;
poco lontano da questa vi era un bagno riservato ai
viaggiatori. In alto ed in bella vista era scritto : OMINI
(scritto con lettere posticce a rilievo).
Come suo solito, usando un atteggiamento serioso, disse:
“…vedi quel bagno? E’ riservato solo agli omìni, cioè agli
uomini piccoli! Rimasi per un po’ perplesso, alla fine capii
che a quell’OMINI mancava la lettera “U” che completava la
parola UOMINI.
E che dire di una riunione familiare tenutasi a Bari per
trascorrere il Santo Natale con gli zii e tutti i cugini
Salerno di Matera? Ogni angolo dell’appartamento era
occupato da giacigli di fortuna; giacigli che non servirono
in quanto noi si rimase svegli sino al mattino a
fare….baldoria.
Ma, tra le tante “pazzie” vi fu quella di una
bottiglia di champagne (o vino?) ,preventivamente tracannata
da tutti noi , poi riempita di acqua e tappata nuovamente
alla perfezione. E’ impossibile descrivere la delusione di
coloro che, il giorno seguente, a tavola, riempiendo i
bicchieri, credevano di essere sul punto di gustare il buon
nettare……degli Dei!!!
Piccoli, grandi ricordi volutamente evocati per lasciare ai
nostri figli e figli dei nostri figli alcuni esempi di vita
vissuta genuinamente e senza…..orpelli!
Occorre che si sappia anche di nonna Annamaria Oliva (la
mest), da noi tutti chiamata “Mammamia”, la
quale, oltre al dolore per la perdita di molti figli in
giovanissima età, oltre ai sacrifici fatti accanto al
nonno, soffriva non poco quando non vedeva intorno a sé
concordia e pace.
Grandissima lavoratrice, “Mammamia” dedicava parte
del suo tempo alla cura di un podere servendosi di contadini
del posto. Oltre ad una quercia, un castagno, alberi di
mandorlo, di fico, di ulivo, vi era un vigneto che sembrava
la “vigna del Signore”in quanto, dall’uva che produceva, si
ricavava del vino che persino un intenditore (sommelier)
avrebbe definito “eccellente”. Il vino era prodotto
in proprio, in una piccola cantina interrata, di proprietà
dei nonni, situata nei pressi della “Piazza coperta” (di
fronte alla fontanella). La zona ove era ubicato il
podere era chiamata “scaricabarile”. Terreno che
oggi, purtroppo è in mano ad altri! Anche la “casetta”
che ci ospitava d’estate, quando andavamo ad “incasarci”,
è stata abbattuta per cedere il posto ,pare, ad una lussuosa
costruzione!
I cari ricordi della nonna, però, non si fermano qui!
Esemplare era la fattura del suo pane fatto in casa, con il
simbolo della “C”(Consoli), modellato sulla parte
superiore dell’impasto, ad indicare l’appartenenza del pane
quando questo veniva mandato al forno. Il ricordo della sua
fragranza è ancora vivo! E così dicasi di tanti altri
manicaretti, concepiti con un’ arte culinaria ora da molti
dimenticata!
Persino gli insaccati erano suoi manufatti, in quanto il
maiale era acquistato e poi allevato in proprio.
Non mi dilungo oltre, ma mi è difficile nascondere la
commozione che queste rievocazioni suscitano in me e,
certamente ,susciteranno in coloro che, con me, hanno
condiviso quegli anni vissuti insieme ai “ nonni di
Miglionico”.
Infine, poiché sono un credente, mi piace concludere con
queste parole di fede :
Ciao, nonno Michelangelo; ciao Mammamia.
Il Signore possa custodirvi sotto le ali della Sua
Misericordia.
Federico Cardanobile.
N.B. (Ai cari cugini di Matera ed ai loro figli con affetto
amicale).
La bandiera è stata donata all'Archivio di Stato di Matera.
Di seguito viene riportato l'atto di donazione.
DONO ALL’ARCHIVIO DI
STATO DI MATERA
L’anno 2007, il giorno 09 del mese di maggio, il
(sottoscritto) sig. Federico Cardanobile, nato il
09.09.1936 a Bari ed ivi residente alla via Alessandro
Manzoni, n.29, ha fatto pervenire presso l’Archivio di Stato
di Matera, nella persona della Direttrice Dottoressa
Antonella Manupelli, una bandiera d’epoca (1920) ricevuta
dalla propria madre Ernesta Virginia Consoli, nata a
Miglionico il 02.02.1908 e deceduta a Bari il 09.05.1995.
BANDIERA
Le caratteristiche della bandiera sono qui di seguito
illustrate.
Corre l’obbligo premettere che le note storiche in possesso
del (sottoscritto) sig. Cardanobile si riferiscono a quelle
tramandate oralmente e non su materiale cartaceo.
Lo stesso dicasi per le notizie attinte dal Dottor Mario
Salerno, cugino (da parte materna) del sig. Federico
Cardanobile.
STORIA E FINI DELLA BANDIERA
SECONDO LE NOTIZIE IN POSSESSO DEL SIG. CARDANOBILE :
Il drappo voleva rappresentare una cooperativa costituita a
Miglionico nel 1920 con l’interessamento del ”maestro”
MICHELANGELO CONSOLI (1875/1949), nonno sia dei Cardanobile
che dei Salerno.
Furono proprio le condizioni di disagio della povera gente
che spinsero il “maestro” (non si sa se con altri) a tentare
una strada che potesse alleviare le sofferenze del popolo
miglionichese.
Pare che un validissimo aiuto lo abbia dato il figlio
primogenito di Michelangelo Consoli, Francesco, emigrato in
giovanissima età in America.
Di fatto, era anche il periodo delle emigrazioni; oltre che
in Europa, molti oltrepassavano l’oceano per dirigersi verso
quella che tanti consideravano “Terra Promessa”.
Non a torto, dunque, sulla bandiera è raffigurata la Statua
della Libertà (“La libertà è la luce del Mondo”).
La didascalia, ricamata con certosina pazienza sulla banda
bianca, così recita:
“SOCIETA’ ANONIMA COOPERATIVA DELL’INDIPENDENZA – MIGLIONICO
1920”
Lo stendardo è impreziosito da frange dorate di notevole
valore artistico. Lo scudo sabaudo sottolinea il periodo
storico.
Purtroppo il logorio e l’inclemenza del tempo hanno
distrutto la banda di stoffa verde lasciando, pero, in
ottime condizioni, quella bianca centrale (a doppio telo per
consentire i ricami su entrambe le facciate) e quella rossa
con gli angoli finemente decorati.
Sul retro, in corrispondenza dello scudo sabaudo è
raffigurata, come già detto, l’immagine della Statua della
Libertà; anch’essa magistralmente ricamata con grande
dovizia di particolari.
Per onestà intellettuale e storica v’è, però, da evidenziare
il fatto che la Statua della Libertà riprodotta sulla
bandiera, differisce da quella originale (U.S.A.), in quanto
la prima regge nella mano sinistra uno scudo e non il libro
su cui è scritto “4 luglio 1776) e che si riferisce al dono
fatto dalla Francia agli Stati Uniti d’America (in seguito
alla ribellione delle 12 colonie inglesi contro la madre
Patria per ottenere l’indipendenza. Di fatto, come è noto,
l’Inghilterra aveva espropriato la Francia di molte terre:
in America ed in Italia).
Comunque non è da escludere che vi fossero dei precisi
motivi per concepire la fattura del disegno in quella
maniera.
Dopo un forzato “letargo”, il 25.03.2001 Federico Cardanobile, accompagnato da amici dell’Archeoclub d’Italia,
sede di Bari, si recava a Miglionico e mostrava a don Mario
Spinello, nella Chiesa Madre, la bandiera. Corre l’obbligo
dire che in un primo momento si era pensato di affidare il
drappo al sindaco di Miglionico , in quel momento assente
per improrogabili impegni istituzionali.
A questa decisione è seguita quella di farne dono
all’Archivio di Stato di Matera perché l’evento avesse
maggiore visibilità e perché il cimelio fosse sempre a
disposizione di quanti avessero il desiderio di visionarlo.
Suggeritore di quest’ultima ipotesi è stato Mario Salerno.
SECONDO LE NOTIZIE IN POSSESSO DEL DR. MARIO SALERNO:
Inoltre, pare che la bandiera fosse stata portata in America
per consentirne la visione a quanti avevano contribuito
finanziariamente alla sua realizzazione e, soprattutto, per
sollecitare la raccolta dei fondi che sarebbero serviti a
finanziare la cooperativa; e di questo se ne occupava con
grande impegno e calore umano lo zio Francesco Consoli.
Dopo questo periodo di permanenza negli Stati Uniti, dove
raccolse molti consensi, la bandiera fu riportata in Italia.
Come detto dianzi, dopo un lunghissimo periodo di
obnubilamento, in data 09.05.2007 il “cimelio” è stato
donato all’Archivio di Stato di Matera a nome delle famiglie
: Cardanobile - Salerno (firmatari dell’atto di donazione:
Federico Cardanobile e Michelangelo Salerno).
DEDICA FINALE
I nipoti tutti, per conto delle famiglie CARDANOBILE/SALERNO,
dedicano il “lieto evento” della consegna dello storico
stendardo, ai cari nonni
MICHELANGELO CONSOLI , ANNAMARIA OLIVA e loro figli
ad imperitura memoria.
Ricordano, altresì, con riconoscenza, coloro che con grande
generosità ed amore sostennero la causa dei fratelli meno
fortunati dando lustro al paese di Miglionico (MT).
Sensi di stima ed affettuosità, altresì, rivolgono alle
Autorità dell’Archivio di Stato di Matera, ed in particolare
alla Direttrice dr.ssa Antonella Manupelli, che
custodiranno, nel tempo, un “pezzo di stoffa” che diviene di
incalcolabile valore perché racchiude ricordi, sensazioni,
emozioni, sacrifici di un intero popolo.
Non solo, quindi, un comune “pezzo di stoffa”, ma anche un
“pezzo di Storia Patria”. Federico Cardanobile
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