1.PREMESSA
Miglionico, centro agricolo
della Basilicata situato a pochi chilometri di distanza da Matera,
cui è collegato da una strada a scorrimento veloce che
l'avvicina ancora più alla Puglia e alla fascia industriale
basentana, E' una località di rilevante interesse turistico.
Cittadina ricca di storia, Miglionico sorge a m 466 s.l.m., sulla via
Appia, al centro di una zona in cui sono emerse tracce di
civiltà diverse, succedutesi nel corso dei secoli sin da
quelle greco-romane, come testimoniato dai numerosi reperti
archeologici venuti alla luce nelle necropoli disseminate in diverse
contrade, quali Timmari, Fontana Fabbricata e Pian dell'Oste. Nel
Medio Evo fu eretto il Castello poi detto della Congiura dei Baroni,
che integra le opere di difesa costituite da antiche e turrite mura.
Opere d'arte di rilevante interesse sono inoltre custodite nella
Chiesa Santa Maria Maggiore, attualmente in restauro, e in S. Maria
delle Grazie. Dalle balconate che interrompono a tratti le mura, si
gode un bel panorama costituito dal variegato mosaico di antiche
masserie disseminate nella pittoresca cornice del Lago di 5.
Giuliano, grande invaso artificiale sul F. Bradano, creato per
l'irrigazione della piana metapontina. Nel contesto della
valorizzazione di queste bellezze paesaggistiche, artistiche e
culturali, si inquadra il presente studio sulle sorgenti mine-rali
che sgorgano in pi punti sui versanti dei principali
rilievi,note sin dall'antichità per le loro proprietà
terapeutiche. Alcune di queste, inoltre,
captate in maniera rudimentale, sono state utilizzate, e lo sono
tuttora, sia per uso potabile che irriguo.
Al fine di salvaguardare
questo patrimonio idrico, non ancora adeguatamente
sfruttatononostante le potenziali possibilità, è
stato effettuato uno studio
idrogeologico che ha permesso di evidenziare le caratteristiche
chimico-fisiche e batteriologiche delle acque delle sorgenti
più cospicue, la loro probabile genesi in relazione alla
situazione idrogeologica locale e
le possibili proprietà terapeutiche. Questo studio
preliminare evidenzia la necessità di predisporre
un adeguato
piano di interventi, fra cui la realizzazione di efficaci
opere di presa e di protezione
da eventuali inquinamenti, per la tutela e la valorizzazione delle
sorgenti minerali del territorio di Miglionico, nel quadro dello
sviluppo turistico di questa interessante zona della
Basilicata.
2.GEOLOGIA
DELLA ZONA
Qui di seguito si riportano
in sintesi i caratteri litostratigrafici delle formazioni
affioranti nell'area e si accenna brevemente alle caratteristiche di
permeabilità di tali terreni. Per l'età e la
denominazione delle formazioni si fa riferimento ai Fogli 200
"Tricarico" e 201 "Matera" della Carta geologica d'Italia
[7-8] e alle relative Note illustrative [1-2] a cui
si rimanda per ogni notizia di carattere geologico più
generale.
Nell'area affiorano
estesamente i depositi marini del ciclo sedimentario
plio-pleistocenico della Fossa bradanica, che giacciono in
trasgressione sul substrato calcareo murgiano.
I "Calcari delle Murge" sono
localmente rappresentanti dal "Calcare di Altamura",
del Cretaceo superiore, che affiora nella parte nord-orientale
dell'area, in località "Tre Confini".
Trattasi di calcari e calari
dolomitici, prevalentemente detritici e a grana fine, di colore
grigo-biancastro, in strati dello spessore
variabile da m 0.50 a m 2, in
vario grado fratturati e carsificati. Sul Calcare di Altamura
poggiano in trasgressione, con discordanza angolare, le "Calcareniti
di Gravina" che rappresentano il termine
più basso della successione
del ciclo sedimentario della Fossa bradanica. Questa formazione, che
affiora lungo le sponde del F. Bradano, a valle del Lago di S.
Giuliano, è costituita da calcareniti massicce di colore
biancastro, fossilifere, a diverso grao di cementazione e
porosità. Sulle Calcareniti di Gravina, che hanno una
potenza massima di 50-60 m, poggiano le "Argille subappenniniche",
che affiorano estesamente nell'area in corrispondenza della parte
inferiore e media dei versanti. Trattasi di limi e limi sabbiosi,
fossiliferi, di colore
gflgio-azzurro, con irregolari accenni di stratificazione
caratterizzati dalla presenza di un elevato contenuto in carbonati
(intornoal 30%); la fraziene psammitica non carbonatica appare
costituitaessenzialmente da quarzo e feldspati, mentre i minerali
argillosi sono rappresentati
in prevalenza da illite e subordinatamente da
montmorillonite.
Le Argille subappennine, che
affiorano per uno spessore complessivo di circa m 300, sono
praticamente impermeabili anche se presentano
un certo grado di permeabilità in corrispondenza dei
livelli stratigraficamente
pià elevati, al passaggio con le sovrastanti " Sabbie di
Monte Marano". Tale passaggio avviene con continuità
attraverso graduale sostituzione delle argille con le
sabbie.
Le Sabbie di Monte Marano
affiorano più estesamente nella parte alta dei rilievi, per
uno spessore complessivo di 60-70 m. Si tratta di sabbie
calcareo-quarzose, di colore grigio-giallastro a granulometria
abbastanza uniforme e prevalentemente da media a fine; oltre al
quarzo ed alla calcite sono anche presenti granuli di plagioclasi
caolinizzati, miche, anfiboli e minerali opachi ferrosi. La
stratificazione è soprattutto evidente laddove sono presenti
livelli ben cementati dello spessore variabile da pochi centimetri a
qualche decimetro. Le Sabbie di Monte Marano sono da mediamente a
molto permeabili e la sovrapposizione stratigrafica di questa
unità sulle argille impermeabili, determina condizioni
favorevoli all'esistenza di un acquifero sotterraneo. La presenza
nell'ambito delle sabbie di orizzonti di materiale più
fine conferisce a luoghi alla formazione un minor grado di
permeabilità che determina delle irregolarità
nella morfologia della superficie piezometrica della falda e nella
modalità di deflusso delle acque.
Il "Conglomerato di Jrsina "
rappresenta il termine di chiusura del ciclo sedimentario della Fossa
bradanica ed affiora in corrispondenza delle parti sommitali dei
rilievi. Il Conglomerato d'Irsina è
costituito da ciottoli poligenici di piccole dimensioni, sempre
abbastanza bene arrotondati, compresi in una matrice sabbiosa
rossastra, prevalentemente quarzoso-micacea. Il grado di
cementazioneè generalmente piuttosto basso; solo a luoghi si
rinvengono livelli ben cementati di spessore non superiore ai 2-3 m.
Gli affioramenti di tali
terreni, permeabili per porosità ed a forte capacità di
assorbimento, corrispondono alle principali aree di alimentazione
delle locali falde
idriche. Lo spessore massimo affiorante del Conglomerato d'Irsina non supera localmente
i 40 m.
Nella zona sono inoltre
presenti, a varie quote, in corrispondenza della parte bassa dei
versanti, lembi di antichi depositi terrazzati e, lungo gli alvei dei
corsi d'acqua, depositi alluvionali recenti ed attuali. Nella parte
medio-superiore dei versanti si rinvengono infine, in più
tratti, accumuli di vecchie frane attualmente stabilizzate. Tali accumuli,
anche se rielaborati dall'erosione, possono superare anche lo
spessore di 6-8 m e sono particolarmente estesi sui fianchi del rilievo
su cui sorge l'abitato di Miglionico.
Dal punto di vista
tettonico, i calcari del Cretaceo appaiono blandamente piegati ed
interessati da faglie di tipo distensivo, variamente orientate e in
genere con rigetti di pochi metri. I terrenipliopleistocenici del
ciclo sedimentario della Fossa bradanica presentano invece giacitura
suborizzontale. Tale assetto conferisce alla sommità dei rilievi una
forma tabulare; la superficie terminale corrisponde alla superficie
di colmamento della regressione calabriana e si rinviene, per il
generale sollevamento posicalabriano dell'area, a quote comprese tra i 450 e i
500 m. A causa della diversa natura litologica
dei terreni, i versanti mostrano una variazione dell'inclinazione da
porsi in relazione con fenomeni di erosione differenziata.
L'abitato di Miglionico
sorge alla quota massima di m 466,80 in
corrispondenza di un costone sabbioso-conglomeratico che degrada
ovunque bruscamente con pareti subverticali incise da canaloni
piut-tosto profondi; più a valle, dove affiorano le
argille, il pendio diventa più dolce ed il reticolo
idrografico ben sviluppato e ramificato con forme di tipo
calanchivo.
I corsi d'acqua della zona
sono alimentati oltre che dalle precipitazioni atmosferiche, nella
maggior parte periodiche e stagionali, anche
da acque di falda che in alcuni punti, per la presenza di profonde incisioni del reticolo
vallivo, vengono a giorno costituendo sorgenti.
3. - CARATTERI
CLIMATOLOGICI
Come risulta dai dati termopluviometrici riportati nella tabella 1 e come del resto consegue
dalla posizione geografica e topografica della zona, il clima
è temperato, di tipo mediterraneo, con piogge presenti
in tutto l'anno ma concentrate nel semestre autunno-inverno. I
climogrammi indicano inoltre un "Tipo climatico collinare orientale"
[6] con un valore di pioggia annua, relativamente al cinquantennio 1921-1970
[10-11], di mm 652, con un massimo di mm 1523 nel 1972 e un minimo di
mm 390 nel 1948. I giorni piovosi
sono in genere circa 60, distribuiti principalmente nel semestre
autunno-inverno; il massimo mensile si registra in novembre e dicembre, mentre i mesi meno
piovosi sono luglio e agosto. La stagione
estiva è per lo più abbastanza secca con periodi di
siccità della durata anche di 3 o 4 mesi, anche se alcune
volte i temporali estivi,
concentrati in pochi giorni, possono far raggiungere all'afflusso
meteorico livelli elevati.
La temperatura media annua,
ricavata sulla base dei dati registrati alla vicina stazione di
Matera nel decennio 1925-34 [9] è di 16.5°C. Le
temperature medie mensili sono comprese tra 7.0°C e 27.1°C, con valori
massimi in luglio e minimi in gennaio e febbraio.
Dal confronto dei dati
raccolti dal Servizio Idrografico con quelli
direttamente rilevati nel periodo febbraio 1976-gennaio 1977 e riportati nei grafici della
tabella 1, risulta evidente la atipicità del periodo oggetto
di studio soprattutto per quanto riguarda l'andamento delle
precipitazioni, molto più elevate della media e concentrate
nei mesi normalmente poco piovosi, quali giugno e luglio. Inseguito
si vedrà come questa anomalia abbia influenzato il
regime delle sorgenti
che hanno mantenuto costanti i valori di portata anche durante la stagione secca,
impedendo cosi il calcolo di alcuni elementi idrologici fondamentali,
quali il coefficiente di esaurimento ed
il volume delle risorse regolatrici.
4. -
SORGENTI
I punti d'acqua della zona
di Miglionico sono numerosi e dispersi su tutta la superficie del
territorio comunale. Le acque, di buone qualità
organolettiche, sono state utilizzate sin
dall'antichità per
l'approvvigionamento idrico della popolazione locale, come
testimoniato dall'esistenza nella zona di numerosi abbeveratoi,
localmente denominati " fontane", come " Fontana del Duca",
"Pampapano, "Mariglionna", "Fontana Lascarda" e
"Arcangelicchio". Trattasi
in realtà nella maggior parte dei casi di pozzi o
cisterne scavate o
ricavate in caviTà naturali da cui l'acqua viene fatta
defluire per troppo pieno.
Per ogni sorgente sono state
determinate le condizioni geologiche della scaturigine ed eseguiti
accertamenti idrologici. Nel presente lavoro si riportano solo i dati
relativi alle sorgenti "Pila", "
Fabbricata", " Elce ", "Cornicchio", "Monastero" e "S. Biagio",
sulle quali è stato
possibile eseguire misure di portata per l'esistenza di opere
di presa sia pure
rudimentali. Ognuna di queste sorgenti, ad eccezione delle ultime due, è
stata tenuta sotto controllo per un anno, dal febbraio 1976 al gennaio 1977,
e sono state effettuate, con frequenza mensile, misure di portata e
di temperatura dell'acqua e dell'aria;
inoltre, sono stati prelevati periodicamente campioni per la determinazione in
laboratorio delle principali caratteristiche chimico-fisiche e
batteriologiche delle acque.
4.1. - Caratteristiche
idrogeologiche
Le sorgenti rilevate possono
essere considerate tutte di "strato con giacitura suborizzontale"
secondo la classifica proposta da GORTANI
(3) che, come è noto, tiene conto soprattutto dei
fattori che sono causa
diretta della scaturigine. Questo tipo di sorgente trova spiegazione nei caratteri
geologici della zona, in cui si rinvengono termini permeabili (Sabbie
di Monte Marano e Conglomerato d'Irsina) su sedimenti pelitici
(Argille subappennine) praticamente impermeabili. La giacitura
suborizzontale degli strati fa si che
i punti di emergenza si trovino quasi tutti
approssimativamente alla
stessa quota in corrispondenza del contatto affiorante
sabbieargille.
Circa il modo di scaturigine
delle acque, non sempre sono stati individuati
punti di emergenza ben definiti. Il tipo di scaturigine
è infatti quasi
sempre molto diffuso a causa della presenza di accumuli di frana, che
sperdono in molti rivoli la iniziale unica emergenza (fig. 2). Questo
crea dei problemi per la regolare captazione delle sorgenti specie quando,
come e' avvenuto finora, le opere di presa
sono realizzate in maniera molto rudimentale ed approssimata, senza la conoscenza delle
modalità di scaturigine e delle principali caratteristiche idrogeologiche
delle sorgenti. Una percentuale di acqua non quantizzabile ma certamente
cospicua, viene così ad essere perduta come testimoniato dalla
sorgente Pila, che nel 1929 aveva una portata
di 0.17 1/sec, mentre dopo una captazione più razionale,
sebbene non del tutto efficace, è aumentata del quintuplo,
superando in molti mesi
il litro al secondo. Va inoltre rilevato che alcune sorgenti della
zona sono quasi del tutto scomparse a causa dei fenomeni franosi che ne hanno ostruito
la scaturigine geologica, facendo disperdere le acque all'interno del
detrito di frana. E' il caso di "Fontana di Noce", al Km 3.2 della S.S.
n. 176, e della " Fabbricata", situata ora
più a valle e con una portata di gran lunga
inferiore.
Nella tab. 2 è
riportato l'elenco di tutte le sorgenti prese in considerazione con
gli elementi geografici e idrologici che è stato possibile
rilevare. L'esiguità delle portate (solo la sorgente Pila
superai 1/sec) è da attribuirsi, oltre che alla carenza di
estesi bacini di alimentazione e al deflusso di tipo diffuso delle
acque, soprattutto all'inadeguatezza delle attuali opere di presa
che, oltre a disperderecospicue quantità di acqua, nella
maggior parte dei casi non raggiungono la scaturigine geologica
mascherata dalla presenza di accumuli detritici. Come si rileva dalla
tabella 2, le sorgenti, in base alla portata di magra rientrano nella
classe 60 e 70 di grandezza. L'indice di variabilità si
mantiene per quasi tutte le sorgenti fra il 30% ed il 60% facendo
rientrare le stesse nelle subvariabili.
N.
|
Denominazione
|
Latitud.
|
Longit.
|
Quota (m.)
|
Portata media l/s
|
Indice variab. Rv
|
Classe grandezza
|
T° C
|
Destinazione ed opere di presa
|
1
|
PILA
|
40°33'46"
|
40°02'57"
|
358
|
1.14
|
51.5%
|
6a
|
15.8
|
Potabile, abbeveratorio, irriguo. Bottino
in calcestruzzo
|
2
|
CORNICCHIO
|
40°33'44"
|
4°02'03"
|
370
|
0.236
|
33.9%
|
6a
|
15.0
|
Potabile, abbeveratorio. Bottino in
pietra
|
3
|
FABBRICATA
|
40°34'16"
|
4°03'04"
|
375
|
0.066
|
60.0%
|
7a
|
13.4
|
Potabile, abbeveratorio. Bottino in
pietra
|
4
|
MONASTERO
|
40°34'11"
|
4°03'00"
|
425
|
0.097
|
-
|
7a
|
13.8
|
Potabile, rudimentale con
tubazione
|
5
|
ELBE
|
40°34'17"
|
4°00'55"
|
360
|
0.108
|
61.9%
|
7a
|
13.1
|
Potabile, abbeveratorio. Bottino in
pietra
|
6
|
S. BIAGIO
|
40°32'49"
|
4°04'47"
|
405
|
0.04
|
-
|
7a
|
11.7
|
Potabile, rudimentale con
tubazione
|
Tab. 2 - Quadro sinottico delle sorgenti di Miglionico
(MT)
La temperatura, come si
rileva dalla tabella 3, si mantiene costante per alcune scaturigini
(escursione annua inferiore ai 2 .5°C) mentre presenta una certa
variazione per altre, sia pure contenuta in 5-6°C nell'anno, da
attribuirsi probabilmente alla maggiore superficialità dei
percorsi seguiti dalle acque di queste ultime.
Le precipitazioni, come
accennato in precedenza, hanno caratterizzato in maniera anomala
l'anno di osservazione per cui i dati risultano di difficile
interpretazione e non consentono di trarre sicure conclusioni
circa l'influenza degli afflussi meteorici sulla portata delle
sorgenti. D'altro canto va tenuto presente che una grossa aliquota
delle precipitazioni estive, molto cospicue nel 1976, è andata
perduta per evaporazione a causa dell'elevata temperatura esterna. E'
da rilevare, infine, per una corretta interpretazione dei diagrammi
della tabella 3, che le misure sono state effettuate negli ultimi
giorni del mese; si tratta quindi di valori puntuali, mentre
l'istogramma delle precipitazioni indica il totale mensile degli
afflussi con il numero dei giorni piovosi.
4.2. - Descrizione delle sorgenti principali
PILA
La sorgente Pila è
situata alle porte di Miglionico, alla quota di 358 m, sul versante
sud del rilievo sul quale sorge l'abitato; oltre ad essere la
scaturigine più cospicua, rappresenta l'unico esempio di
sorgente captata con una vera e propria opera di presa. Questa consta
di un bottino in calcestruzzo e di una vasca di decantazione dalla
quale si dipartono due derivazioni che, dieci metri più in
basso, alimentano un lavatoio, in apposita costruzione al coperto del
1936, ed una fontana pubblica per uso potabile ed
abbeveratoio.
La sorgente Pila ha una
portata che va da un minimo di 0.85 1/sec.
ad un massimo di 1.44 1/sec e pertanto rientra nella 60 classe di grandezza; per quanto
riguarda il regime è una subvariabile con R~ del 51.5%.
Il confronto delle curve
afflussi-efflussi (tabella 3) dimostra che,
tranne un massimo anomalo nel mese di settembre, tutti i massimi e i
minimi delle portate sono spostati di circa 30-50 giorni rispetto ai massimi e ai minimi
delle precipitazioni. Questo fatto potrebbe
essere indicativo di un acquifero abbastanza esteso da assorbire, con
funzione di polmone, forti precipitazioni e dare nei mesi successivi, con il calo degli
afflussi, un graduale ma costante aumento di portata. D'altro canto
l'ipotesi di un acquifero piuttosto profondo sembra confermato dalla curva
delle temperature che mostra un 'escursione massima di appena i .50C
nell'anno.
Il terreno nei pressi della
sorgente è costituito da detrito di frana ed è coltivato a
canne ed orto con una vegetazione molto rigogliosa. Questo testimonia
che una notevole quantità dell'acqua che scaturisce si disperde per
inadeguatezza dell'opera di presa.
CORNICCHIO
La fonte Cornicchio si trova
in sinistra del Vallone Porsaro, una cinquantina
di metri più a valle della 5.5. n. 7 Appia, alla quota
di m 370.
L'opera di presa, molto
rudimentale, è costituita da un bottino in pietra nel quale pesca un
tubo da cui scaturisce una portata media di 0.236 1/sec, con un minimo
di 0.20 1/sec. Questa sorgente, utilizzata come abbeveratoio e
lavatoio, rientra nella 60 classe di grandezza della classifica di
Meinzer; pur rientrando nelle "subvariabili" (R~ = 33.9%) è comunque
molto vicina al limite con le " costanti".
Le curve afflussi-efflussi
si corrispondono sufficientemente così come gli andamenti
della temperatura dell'aria e dell'acqua, che presenta una escursione
di 2.50C nell'anno. Questa circostanza può far pensare ad un percorso delle
acque non eccessivamente profonde ma
i dati a disposizione non permettono di accertarlo con
sicurezza.
FABBRICATA
Si trova sul versante nord
del rilievo su cui sorge l'abitato di Miglionico,
in destra del F. Bradano in località " Fosso sotto il Monastero" alla quota di m 375.
E' utilizzata per uso potabile ed abbeveratoio.
L'opera di presa è
rudimentale, in pietra, con un tubo da cui scaturisce una portata minima
di 0.05 1/sec. Questa sorgente appartiene pertanto alla 7 classe di
grandezza e rientra nelle " subvariabili", essendo l'indice di
variabilità del 60%.
La corrispondenza delle
curve afflussi-efflussi e l'escursione termica annua piuttosto
elevata (dell'ordine di 50C) fanno pensare ad un percorso piuttosto breve e
superficiale delle acque.
FONTE ELCE
E' situata alla quota di m
360 in destra del F. Bradano, in corrispondenza del Km 550 della 5.5.
n. 7 Appia, in contrada Elce. La scaturigine,
di tipo diffuso, è evidenziata da una fitta vegetazione che testimonia la dispersione
dell'acqua per la presenza di un'estesa coltre
detritica. Alcune cisterne rudimentali, in pietra, tra cui una datata 1951, situate a diverse
altezze, testimoniano le variazioni subite nel tempo dall'emergenza
dlla superficie piezometrica della falda a seguito dei fenomeni franosi
che hanno interessato a più riprese il versante.
Questa sorgente, essendo la
portata minima di 0.08 1/sec e l'indice
di variabilità del 61,9%, appartiene alla 7 classe di
grandezza ed è una " subvariabile". Dall'andamento delle curve
precipitazioni-portate, sembra valido quanto affermato per la
sorgente Pila, con
un'influenza notevole della temperatura esterna, forse a causa dell'attraversamento da parte
delle acque della coltre di detrito nella parte terminale del
percorso.
4.3. - Considerazioni
di carattere preliminare sulle caratteristiche chi-mico-~siche,
batteriologiche e terapeutiche delle acque.
Si riportano qui di seguito
alcuni dati essenziali sulle caratteristiche chimico-fisiche e
betteriologiche delle acque.
Le acque, limpide, incolori,
inodori, di buone qualità organolettiche, anche se con un
sapore leggermente dolciastro, possono essere definite "minerali"
avendo un residuo fisso a 180°C maggiore dell'1 %. Secondo la
classificazione di MAROTTA e SICA sono acque bicarbonato-alcalino-terrose e
bicarbonato-solfato-alcalino-terrose per l'abbondanza relativa degli
ioni HCO3-, SO4-- e Ca++.
La composizione chimica
rientra nei limiti per la potabilità. Inoltre l'assenza di nitriti,
nitrati e ammoniaca ed i risultati delle analisi batteriologiche
testimoniano la mancanza di contaminazione organica.
Il pH, con valori compresi
fra 6.93 e 7.4, può essere considerato nei limiti della
normalità. La conducibilità elettrica, che è
funzione della
mineralizzazione avvenuta durante l'attraversamento delle
rocce, presenta valori
variabili dai 2250µ S/cm della Pila ai 1100µ S/cm di Fonte Elce, a conferma che
la circolazione delle acque avviene in
rocce costituite da minerali abbastanza solubfli.
La durezza totale, come
grado idrotimetrico francese, varia da 45
a 76° F (acque da dure a molto dure), un valore elevato che
testimonia l'esistenza di un acquifero ricco di carbonati di Ca e Mg.
Infatti le Sabbie di
Monte Marano ed il Conglomerato d'Irsina, oltre ad essere costituiti da granuli e
ciottoli prevalentemente calcarei, sono spesso
ben cementate, ed il legante è costituito da carbonato
di calcio. Il cemento,
che si trova altresì in corrispondenza delle fessure, viene
cosi facilmente disciolto dalle acque di percolazione che si arricchiscono di ione Ca. La
presenza infine di Mg e SiO2
è dovuta probabilmente
ai minerali argillosi della frazione pelitica delle rocce serbatoio. Da quanto esposto si
rileva che i dati chimico-fisici sembrano confermare le ipotesi di
carattere geologico sul percorso delle acque
formulate in precedenza.
L'esame batteriologico (1)
dei campioni d'acqua delle sorgenti prese
in esame, permette di ritenere tali acque batteriologicamente pure. Come si rileva dalla
tabella 4, la carica batterica totale, sviluppata in coltura a
37° C, è risultata essere di molto inferiore ai limiti di tollerabilità
previsti per un'acqua potabile e la colimetria non ha mai superato i 5 E.
Coli/l (Le analisi batteriologiche sono state effettuate dal
prof. IATTA dell'Istituto di
Igiene dell'Università di Bari).
SORGENTE |
CARICA BATTERICA TOTALE |
COLIMETRIA |
Pila |
10 germi / ml |
Nulla |
Cornicchio |
20 germi / ml |
4 E. Coli / 1 |
Fabbricata |
20 germi / ml |
Nulla |
Elce |
40 germi / ml |
5 E. Coli / 1 |
Per quanto riguarda le
proprietà terapeutiche, queste acque,
bicarbonato-alcalino-terrose, sono indicate, secondo MESSINI e
Di LOL LO [5],
soprattutto per la cura delle malattie del fegato e
dell'iperacidità di stomaco. Queste considerazioni trovano
conferma anche dall'uso che tradizionalmente la popolazione fa di
queste acque.
5.
CONCLUSIONI
Le indagini svolte
consentono di trarre delle indicazioni di massima circa le potenziali
possibilità del patrimonio idrico del territorio di Miglionico e di fornire
utili orientamenti per la redazione di un organico piano di interventi
volto a tutelare e valorizzare tali risorse.
L'accertamento dei caratteri
idrogeologici fondamentali delle principali sorgenti e soprattutto
l'esito delle analisi chimico-fisiche e batteriologiche
sulla potabilità e sulle proprietà terapeutiche
delle acque, evidenziano
l'opportunità di uno sfruttamento più idoneo ed efficace attraverso la
realizzazione di opere di captazione più razionali. D'altro
canto, lo sviluppo di una zona a vocazione agricola come quella di Miglionico, non
può non essere legato alla disponibilità di acqua,
motore primario per una agricoltura prospera. Una captazione razionale delle
sorgenti tornerebbe, inoltre, a beneficio della stabilità dei
versanti, in quanto il drenaggio dell'acqua eliminerebbe una causa
determinante dei fenomeni di dissesto, molto diffusi nella zona.
Va rilevata, infine, la
necessità, per la salvaguardia di tali risorse, di porre sotto
vincolo idrogeologico le zone direttamente interessate dal percorso
delle acque ed in particolare di porre freno all'irregolare sviluppo
edilizio, favorito da un piano di fabbricazione che tiene poco conto
dei valori artistici e paesaggistici della zona.
Le ipotesi avanzate ed i
dati raccolti nel presente studio, pur essendo
abbastanza significativi, per il loro carattere di
preliminarietà sono suscettibili di ulteriori approfondimenti
e precisazioni che potranno
essere oggetto di studi futuri.
RIASSUNTO
Vengono riportati i
risultati preliminari di uno studio idrogeologico eseguito sulle
sorgenti del territorio di Miglionico (MT), centro collinare della
Basilicata situato in posizione panoramica sul Lago di S. Giuliano. L'abitato
sorge su un costone roccioso, alla base
del quale sgorgano, in più punti, acque minerali
bicarbonato-alcalino-terrose. Si tratta di sorgenti di strato che
vengono a giorno al
contatto delle Argille subappennine con i sovrastanti depositi
sabbioso-conglomeratici (Sabbie di Monte Marano e Conglomerato
di Irsina). Alla
composizione chimica di questi depositi, che rappresentano i termini
di chiusura del ciclo sedimentario pliopleistocenico della Fossa
bradanica, è legata la mineralizzazione delle acque sorgive
Le sorgenti, se pure di
modesta portata, rivestono notevole importanza in relazione alle
scarse disponibilità idriche della zona ed anche per l'eventuale
utilizzazione a scopi terapeutici.
Dai dati raccolti emerge la
necessità della tutela e della valorizzazione di queste
risorse idriche e l'opportunità che le autorità responsabili predispongano un
organico piano di sfruttamento, nella prospettiva dello sviluppo
turistico di una zona già di notevole interesse da un punto di
vista storico, culturale e paesaggistico.
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Ist. Pol. dello Stato, Roma.
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Precipitazioni medie mensili ed annue dal 1951 al 1970 e dal 1976 al 1977 al pluviometro
di Miglionico. Dati inediti d'archivio della Sezione di
Catanzaro.
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