Miglionico.
Tra il dolce e l’intenso odore dei fichi secchi appena
sfornati, i suggestivi colori dei vigneti già pronti per la
vendemmia, il profumo dei frutteti maturi e il palpito della
preghiera, inizia questa mattina, sin dalle prime luci
dell’alba, il pellegrinaggio a piedi per il santuario della
Madonna della Porticella. Si onora la Madonna protettrice del
mondo contadino miglionichese. Dopo aver attraversato alcune
contrade dell’agro, percorrendo circa cinque chilometri,
“respirando” emozioni oltre all’aria salubre della zona
boschiva, “sentendo” il silenzio dei campi oltre che il
cinguettio dei cardellini e il canto dei merli, osservando le
meraviglie della natura incontaminata con brevi ristori
all’ombra di querce secolari, davanti alla piccola chiesa di
campagna, alle 9,30, don Giuseppe Tarasco celebrerà la prima
santa messa in onore della Madonna. Così, entrerà subito nel
vivo una festa popolare che è viva nella memoria storica del
paese ed è entrata nel cuore di tante generazioni di
miglionichesi. In serata, alle 23, nel piazzale antistante
alla cappella, davanti a un grande falò, si terrà la veglia di
preghiera alla Madonna. Intenso il programma per la giornata
di domenica: celebrazione di due messe in mattinata (alle 8 e
alle 11) alle 16,30 processione con servizio bandistico a cura
della Bassa musica, “L’Tammor” del maestro Domenico Di
Vincenzo e santa messa presieduta dall’arcivescovo della
diocesi di Matera-Irsina, mons. Salvatore Ligorio. Alle 18,
esposizione dei prodotti tipici della gastronomia locale; alle
18,30, spettacolo musicale del “Duo” di Michele Purgatorio;
alle 20, degustazione enogastronomia; alle 22,30, estrazione
della lotteria di beneficenza con premi offerti dalle aziende
locali e alle 23, conclusione della festa con canti religiosi
e preghiera finale. Un elemento quasi simbolico della festa è
costituito dalla “sagra dei fichi”: un tripudio di frutta
fresca, con fichi di ogni tipo, esposizione di quelli con
buccia verde, nera o gialla, con polpa rossa o bianca. A
pranzo, non può mancare la pietanza delle orecchiette al ragù
con arrosto di “galletto”, cioè del pollo rigorosamente
ruspante, allevato nel cortile di campagna. |